Susanna Miotto

di Sherif Awad

Buongiorno.

Sono, Susanna Miotto

Susanna Miotto

Provengo da una famiglia in cui l’arte, di tanto in tanto, fa la sua comparsa. Mio nonno era un musicista di talento, in grado di suonare qualsiasi strumento, ho uno zio bassista, e anche nel lato americano della famiglia c’è chi ha fatto dell’arte la propria carriera. Il mio incontro con il teatro è avvenuto durante gli anni dell’università, come hobby, ma è dovuto passare del tempo prima di capire che volevo trasformare questa passione in lavoro. A quel punto mi sono iscritta a una vera scuola di teatro.

Da piccola amavo i film di avventura, sognavo di essere come Indiana Jones. Mi piaceva quando, da bambina, riconoscevo attori e attrici in film diversi, che interpretavano altri personaggi. Era come se riconoscessi un gioco, qualcosa di divertente. Indiana Jones era anche Han Solo. Mary Poppins era anche Fräulein Maria. Più che modelli, diciamo che ho visto giochi.

Iscrivermi alla Scuola di Teatro Arsenale è stata una decisione che ha cambiato la mia vita. Mi ha aiutata a esplorare la mia creatività e le potenzialità espressive del mio corpo, dandomi consapevolezza e sicurezza senza, al tempo stesso, imbrigliarmi in uno stile prestabilito. Dopo la scuola ho portato avanti, e porto avanti tuttora, la mia formazione con workshop che mi danno la possibilità di sperimentare nuove tecniche e di conoscere i metodi di lavoro, le storie e le visioni di altri artisti.

La ricerca della celebrità, intesa in senso wahroliano, non è mai stata il motore delle mie scelte. Mi piace veder riconosciuta l’importanza e la qualità di ciò che faccio, e amo vedere l’impatto che il mio lavoro genera nel pubblico e sul territorio. Ambisco a lavorare in diversi paesi del mondo, e desidero dare visibilità al mio lavoro artistico. Questo, diciamo, è il mio concetto di celebrità. Ha a che fare con la felicità.

Fortunatamente, lavoro in una compagnia virtuosa, dove donne e uomini lavorano in un clima di armonia. Di conseguenza, penso che il superamento degli stereotipi di genere sia un obiettivo raggiungibile e necessario. Ho avuto, in passato, trattamenti sfavorevoli in quanto donna, sia dal punto di vista retributivo che di reputazione (un “attore” è un professionista, una “attrice” è una starletta) che mi hanno lasciata con l’amaro in bocca, soprattutto per la sensazione che, in fondo, quello che stavo vivendo fosse “normale”. Non deve essere normale. Ogni pratica discriminatoria è sbagliata.

In Italia, il settore dello spettacolo è sempre stato molto penalizzato. Manca consapevolezza da parte delle istituzioni di cosa sia realmente questo settore, di quante e che tipo di realtà lo compongano. Si è spesso legati a una visione superata, legata a dinamiche non più attuali, per cui spesso l’artista fatica a fare il suo lavoro con la tranquillità necessaria. La pandemia ha messo in risalto in modo tragico questa situazione.

Quando affronto un nuovo lavoro, mi piace sempre essere guidata. Ho spesso lavorato da sola, per necessità più che per scelta, e dopo un po’ ripetevo sempre gli stessi schemi, scegliendo un’interpretazione “facile”, che sapevo essere nelle mie corde. Lavorare con un regista, invece, mi fa sempre scoprire qualcosa di nuovo e mi diverte molto mettermi al servizio della sua visione.

Da quando è scoppiata la pandemia, l’equilibrio che più fatico a mantenere è quello mentale ed emotivo. E’ stato un periodo che mi ha messa molto alla prova, e ho dovuto fare i conti con una costante sensazione di inadeguatezza, ansia e disperazione. Per fortuna, nella mia vita ci sono persone che mi hanno sostenuta e che mi aiutano a superare questi momenti difficili.

Alle generazioni future lascerei i consigli che hanno dato a me: “All’inizio, recita più che puoi, sperimenta qualsiasi cosa”, “Sbagliare va benissimo, ma sbaglia con convinzione”, “Ama ciò che fai, ma non innamorartene”.

La mia compagnia teatrale ha saputo reagire al periodo difficile che stiamo vivendo ed è riuscita a reinventarsi con progetti innovativi sul web e nello spazio pubblico (il nostro teatro è chiuso da febbraio 2020). Abbiamo appena terminato la seconda stagione della webserie teatrale Lily e Adam, e presto inizieremo una nuova produzione, ispirata al mito di Antigone. Si possono seguire tutti i nostri progetti su www.karakorumteatro.it

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