Marilena Ravaioli

Marilena Ravaioli
Ciao! Sono Marilena Ravaioli, una giovane donna cha abita in una città italiana vicino alla capitale, Roma. Da bambina ho condotto una vita gioiosa, a contatto con la natura con cui ho sempre avuto un rapporto privilegiato; Sono stata accarezzata dall’amore di tutte quelle tradizioni semplici, tipiche delle famiglie italiane. 
Alberi e stelle sono sempre stati i miei passatempi preferiti: passeggiare tra i boschi insieme alla protezione dei miei grandi cagnoloni, poteva diventare qualcosa di magico! 
Arrampicarmi, correre, inventare giochi tra la natura alimentava ogni giorno la mia curiosità.
Figlia di due splendidi genitori, mi sono considerata fin da piccola molto fortunata: potevo contare su Anna e Vincenzo, persone semplici di grande bontà che hanno sempre messo al primo posto la loro bambina.
Nonostante non siano mancati momenti difficili, il loro rapporto iniziato in giovane età, si è subito consolidato con un matrimonio che per fortuna dura ancora. 
Entrambi, trasferitisi da due piccoli paesi, in una città più grande, hanno iniziato a lavorare sodo per creare un futuro solido al loro nucleo familiare.
Insieme abbiamo condiviso tutto, siamo una vera forza e amiamo considerarci un bel trio. 
Entrambi (con i loro difettucci, ma chi non ne ha!!!) rappresentano per me un esempio e li ringrazierò sempre per non aver ostacolato i miei progetti di vita, per avermi aiutato, tra mille difficoltà (soprattutto economiche), a realizzare i miei sogni, per aver continuato (tuttora è cosi) a sostenermi, avendo scelto un percorso professionale complicato e difficile, che di certo non dona una sicurezza, per avermi insegnato che nella vita nessuno ti regala niente e che per raggiungere un obiettivo occorre impegnarsi. 
Fin da bambina, ho mostrato interesse per le arti: danza musica, disegno, film di Walt Disney ( recitavo a memoria i ruoli dei suoi cartoni animati); ho sempre amato ritagliare dei momenti personali in cui potevo ballare senza regole didattiche, dentro ad uno spazio che diventava solo mio, inventando movenze scaturite dal semplice ascolto di un particolare brano musicale o interpretando un ruolo di un personaggio Disney che mi piaceva particolarmente.
I miei genitori capirono questa mia tendenza e dopo aver frequentato per qualche anno, sia un corso di ginnastica ritmica sia uno di danze popolari (mia mamma aveva una scuola di danze folkloristiche), decisi che la danza era la mia passione. 
All’interno della sala di danza potevo emozionarmi e muovermi ascoltando la musica, facendomi trascinare completamente dal momento.
Quello che sentivo vibrare dentro, ascoltando un brano, si trasformava in movimento e la sensazione provata durante quel preciso istante era davvero molto appagante. Ben presto divenne una necessità. Amavo ballare! Perdermi in quelle sensazioni. 
Tutti gli stili avevano qualcosa di interessante e danzando mi sentivo libera; con l’arrivo delle prime esibizioni su un vero palcoscenico, la mia passione e soprattutto il mio narcisismo veniva alimentato anche dalla soddisfazione degli applausi del pubblico. 
Nonostante la ritrosia di mio padre, insieme alla mamma, decisi di fare un provino nell’unica scuola di alta formazione coreutica professionale riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione a Roma.
Dopo aver superato l’esame di ammissione all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, all’età di 11 anni, ho iniziato un percorso professionale che è durato molto tempo. 
Marilena Ravaioli
Ore e ore di studio quotidiano, giornaliero, continuo, alla sbarra mi ha insegnato come il rigore e la disciplina potessero aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi, ma stravolsi la vita della mia famiglia.  
All’inizio, fui costretta a trasferirmi a Roma in un collegio di suore Argentine (bello e costosissimo) e a frequentare la scuola media dentro la struttura accademica: sola, nella capitale, per l’intera settimana con nuovi amici e compagne di corso, tra invidie e gelosie di un ambiente selettivo, considerato appannaggio esclusivo per pochi eletti, capii che per non soccombere dovevo diventare un “leader” e lottare per avere i miei spazi. Dopo tutti i sacrifici non potevo sbagliare e ritirarmi.
Quando iniziai il liceo, lasciai l’atmosfera del collegio e  decisi di tornare a casa frequentando, la scuola nella mia città la mattina e il pomeriggio i corsi di danza accademici , nella capitale. 
Fu l’inizio dell’era “Pendolare”, insieme a mia mamma, capo tecnica di laboratorio di Neurofisiopatologia (costretta a lavorare la mattina in ospedale per poi partire il pomeriggio, destinazione accademia, per accompagnarmi) e a mio padre direttore di un ipermercato (che si fece trasferire in una struttura di lavorare romana, proprio per seguirmi meglio). 
Ogni giorno, per anni interi, dal lunedì al sabato, alle 12.40 si partiva, si pranzava in treno, si studiava e si ritornava la sera ad orari differenti. 
Credo di aver avuto genitori unici.
Così sono passati gli anni: non nego che la forza di andare avanti, oltre alla mia passione, erano i risultati conseguiti sia all’interno dell’accademia che fuori: i miei voti, i migliori della classe sia nella pratica che nella teoria, mi permisero di  sperimentare viaggi all’estero. 
Vinsi borse di studio per la scuola di Cannes di Rossella Hightower, per uno stage estivo presso la Royal Ballet School di Londra, incontrai i maestri della scuola di Montecarlo.
Non sono mancati momenti di sconforto, il mio carattere tendente alla perfezione, mai era appagato: ogni lezione poteva andare meglio, ogni esercizio poteva essere fatto più volte, dal punto di vista mentale, l’accademia può essere pesante, i miei sfoghi con la mamma all’uscita, dopo le lezioni erano all’ordine del giorno. 
Occorre forza e determinazione, è un ambiente particolare dove una bambina di provincia, proveniente da una famiglia normale, come me, doveva andare avanti a testa alta. 
Sorrido ancora, leggendo un vecchio diario dove mia mamma annotava tutte le sue sensazioni e i miei pensieri (anche qualche parolaccia!)
Ma quando venivo scelta per le coreografie dai maestri ospiti, o mi veniva dato un ruolo di livello per un determinato spettacolo la felicità era tanta e la spinta a continuare sempre più forte. 
Per problemi burocratici della struttura accademica, all’età di 16 anni passai alla scuola del Teatro dell’Opera di Roma dove accanto al percorso didattico, sperimentai l’esperienza sul campo. Grazie a questa istituzione, collegata con il TEATRO DELL’OPERA DI ROMA, ho avuto la possibilità di studiare con maestri provenienti da tutto il mondo e ballare con i ballerini più famosi del momento. Un maestro che ricordo con molta simpatia è Floris Alexander, americano, folle ma bravissimo.( forse mi era simpatico perché mi chiamava beautiful face)
Roberto Bolle, Giuseppe Picone, Elisabetta Terabust, Mikhail Baryshnikov, Alessandra Ferri, Denys Ganio, Viviana Durante, sono stati esempi concreti e avendo la possibilità di conoscerli da vicino, ho imparato dagli stessi dedizione, bislacche abitudini e innumerevoli altre informazioni.
Ho vissuto e respirato in questo ambiente, fino ai 22 anni, portando a termine il mio percorso: diplomandomi come ballerina professionale in entrambe le scuole, teatro e accademia. In seguito laureandomi come docente delle tecniche della danza sotto la severa supervisione del maestro dei maestri ZARKO PREBIL, al quale ho dedicato la mia tesi di laurea; egli oltre ad insegnarmi tutto il suo sapere, ha saputo frenare la mia iperattività, il mio carattere ribelle (adoravo indossare orecchini grandi, ma durante le lezioni è risaputo che è vietato…), modellando  il modo atteggiamento, il mio modo di fare nella maniera giusta. A lui devo molto e lo ringrazierò sempre.
La mia vita, quindi, era stata concepita in funzione della mia passione, avevo reso personali tante nozioni tecniche e didattiche, approfondito tanti aspetti culturali e vissuto molte esperienze che mi avevano reso quella che ero. 
Marilena Ravaioli
Direi che l’arte ha sempre fatto parte della mia vita, molto di più di altre cose che invece facevano impazzire le mie amiche. Conoscere la vita di altri artisti ha allargato i miei orizzonti: 
primo fra tutti l’artista Jackson Pollock che adoro profondamente, ma potrei citarne molti altri, musicisti come Chopin evocano in me ricordi dolcissimi, attori forti e selvaggi come Mel Gibson (fortunato nell’aver potuto interpretare il ruolo principale nel film Braveheart) o registi come Federico Fellini o Mario Monicelli (che ho avuto la fortuna di premiare al David di Donatello) mi hanno fatto capire come sia importante osservare e  aprirsi a  sempre nuove visioni e prospettive. 
L’analisi di queste ultime, affiancate dal mio desiderio di novità, stimoli, e realizzazione professionale, all’età di 22 anni, mi fecero riflettere: volevo chiudermi dentro un teatro per tutta la vita  (tra l’altro le ballerine del corpo di ballo che avevo conosciuto in quei due anni non mi sembravano molto felici, anzi erano piuttosto incline all’esaurimento… questo magari omettilo Luz..! 🙂 con la conseguente sicurezza  economica, o sperimentare altro affrontando l’insicurezza di una scelta che affondava le radici solo sulle mie forze ricominciando altrove? Ossia un bel un salto nel buio?
Lavorai in teatro per due anni, fu una esperienza interessante ma non mi bastava, (conobbi Amedeo Amodio altro grande coreografo il quale era ben impressionato dal mio stile di movimento, ma poi se ne ando’…), il mio temperamento eclettico mi faceva desiderare anche altro. 
Lasciai così il teatro, “buttandomi” a capofitto in altre situazioni non solo legate alle danze accademiche. 
Innanzitutto iniziai il corso di laurea (perché il mio senso pratico, sono una donna capricorno, mi diceva di prendere un diploma,(perché le cose della vita non si possono mai sapere…), aprii una piccola scuola tutta mia dove potevo insegnare e realizzare le prime coreografie, (vedere che la gente  seguiva i miei corsi mi dava soddisfazione perché ero io che stavo facendo tutto da sola, insieme a mia mamma) ; contemporaneamente iniziai a prendere lezioni di altre tecniche di danza, apprezzando  moltissimo il modern, il jazz, la videodance. La ballerina eterea, poteva diventava introspettiva e talvolta anche molto sensuale. 
Forse per ribellione o semplicemente per bramosia di voler essere completa, incuriosità da tutto cio’ che era per me nuovo, iniziai ad appassionarmi ai musical. Questo mio interesse sfociò, nella realizzazione di Dance Opera, per bambini, interpretate dagli stessi bambini, che ancora oggi, riscuotono ogni anno largo consenso. Qui inserisco tutti gli stili di danza che conosco, aggiungendo una recitazione “leggera” per aiutare lo svolgimento drammaturgico della storia. Creare delle rappresentazioni che avessero un significato morale ed educativo era affascinante e mi fa, oggi come allora, stare bene. 
Inizia proprio in quegli anni, senza non poche difficoltà, il mio percorso televisivo all’interno della RAI, (radio televisione italiana), dapprima come ballerina e poi come coreografa. Grazie ai miei studi, alle mie competenze di danza educativa acquisite e la mia esperienza sul campo come docente, unite ad un pizzico di fortuna. 
Il programma attuale che mi vede impegnata come coreografa e attrice di cui sono orgogliosa, è Bumbi l’amico dei bimbi, un progetto per RAIYOYO, nato tre anni fa che ha avuto molto successo e che ha appassionato moltissimi bambini. Sono molto affezionata a Bumbi, (personaggio estremamente intelligente, furbetto e abbastanza vinciticcio), e non è stato facile, inventare dal nulla un linguaggio adatto in grammelot, renderlo vivo, ed regarlargli delle connotazioni riconoscibili.
Ma i risultati raggiunti e il feedback arrivato sui social media, mi ha dato il giusto merito e ha cancellato gli enormi sacrifici fatti (mi sono trasferita a Torino per dare vita al personaggio). 
Non credo ci sia stato un inizio di interessamento all’arte, forse già dalle prime lezioni a scuola ho sempre preferito le materie artistiche.. Piuttosto il mio desiderio, la voglia di conoscere e sperimentare cose nuove, mi ha permesso di affacciarmi a tante diverse realtà nella mia vita, ultima fra tutte il circo e la danza aerea.
-Passiamo alla seconda domanda dove mi si parla di modelli….. mi sembra di averne già citati alcuni (ride)… sono un pochino chiacchierona, comunque,  i miei primi modelli sono sicuramente i miei genitori.
In campo artistico ne ho svariati, cerco, ma non sempre ci riesco, di cogliere l‘aspetto migliore di ogni artista, per  riflettere e magari fare mie alcune caratteristiche che incontrano il mio pensiero o la mia personalità. In ogni caso, a questo proposito, mi viene in mente un grande personaggio che ammiro molto, Steve Jobs.  Ecco sicuramente per  molti aspetti posso considerarlo un modello: dalle sue biografie leggo che aveva un brutto carattere, (☺ mi ricorda qualcuno) e nelle sue frasi più celebri ritrovo molti aspetti associabili al mio modo di fare, come ad esempio quando dice:   «Il vostro lavoro riempirà buona parte della vostra vita. E’ l’unico modo per essere realmente soddisfatti è quello di fare un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. 
Oppure : «L’innovazione distingue un leader da un seguace», o ancora “Siate affamati, siate folli”, “ i buoni artisti copiano i grandi artisti rubano…” Secondo me non esiste un modo definito per diventare un artista e non esiste nemmeno una esame che lo dimostra.
L’artista, ossia chi opera nel campo dell’arte come creatore o interprete o ha raggiunto un notevole livello di eccellenza nella sua specificità, non finisce mai di diventare artista E’ in continua evoluzione proprio come la sua stessa esistenza. E’ un cammino di vita, lento e tortuoso, correlato da tantissimi aspetti. 
Chi vive di arte mette tutto se stesso in una creazione, mette il risultato di cio’ che rappresenta, se stesso , quello che sente dentro il suo cuore in quel momento, quello che prova.  
Un giovane di oggi che sente una propensione verso il mondo artistico, deve innanzitutto avere cultura, conoscere cosa hanno sperimentato le persone prima di lui, (la storia) possedere spirito di sacrificio, credere in una idea, “avere fame, essere folle”, proprio come ci dice Steve Jobs, avere rispetto per gli insegnanti, avere pazienza . Importante è anche avere dei modelli, rispettarli e voler superarli. 
Seguire la propria testa ascoltandosi e non fare cio’ è più usuale, ma perseguire cio’ che ancora non è stato perseguito.
Personalmente, ad esempio sto studiando un nuovo progetto dove mi prefiggo di fondere più arti per influenzare la singola coreografia che deve essere il frutto di spontaneità;  ho iniziato a studiare iscrivendomi ad un’ulteriore laurea e iniziato a volare con la danza aerea a 20 metri di altezza! Avere nuovi stimoli alimenta la propria inquietudine artistica.
-Mentire non mi appartiene, è chiaro che essere apprezzati da soddisfazione. Avere un vasto pubblico? Mi piacerebbe .  Si. Molto. Ma a differenza di prima ora, sono più pacata. Ho meno ansia da prestazione e questa tranquillità mi permette di dedicarmi ai miei progetti in maniera più serena. Speriamo di riuscirci ☺ altrimenti mi accontenterò dei pareri favorevoli di chi ho intorno…. e della mia soddisfazione personale. (però non demordo)
-In questo preciso momento legato al corona virus, ho attraversato fasi diverse, in un primo momento mi sono riposata da un periodo piuttosto stressante; poi ho iniziato a comprendere che entrambe le mie principali attività non sarebbero iniziate a breve. La sfida più imminente, è di partire con un canale Patreon, collegato al mio canale youtube dove in varie sessioni, molto diverse tra loro, (legate al settore coreutico: kids dance, kids ballet – choreography, dance workout,   Experimentation etc etc) posso comunicare le mie conoscenze al mondo almeno per il momento!
-In Italia, oggi persiste un grande caos. Troppo spesso non viene dato all’arte il giusto valore. Ho notato che durante l’isolamento, finalmente, in tv, sono stati offerti programmi di livello, anche perché il consueto intrattenimento (che costa tra l’altro moltissimo) è stato bloccato. L’Italia ha grandi potenzialità, siamo un paese di persone buone, ma a volte ci dimentichiamo il nostro glorioso passato. L’attaccamento ai soldi spesso rovina buone intenzioni e progetti di qualità. Per quanto mi riguarda, quando sono di fronte ad una nuova sfida lavorativa, cerco di capire se un progetto è adatto alle mie capacità oppure no. Se mi interessa un determinato lavoro, mi impegno per dare il massimo e realizzare comunque un contenuto di qualità, avendo la premura di coordinarmi con gli altri professionisti chiamati in causa. Credo fermamente che in un progetto, sia l’unione di un buon gruppo di lavoro a fare la differenza.

Marilena Ravaioli

-La vita privata e vita lavorativa sono per me la stessa cosa, tra l’altro mi piace condividere tutto. Amo avere amici sinceri e veri, e pazienti. Riesco a mantenere un certo equilibrio, perché la vita di tutti i giorni , mi serve per distaccarmi da eventuali pensieri struggenti di una qualche idea da sperimentare. Le mie migliori creazioni, o momenti sono nati dal caos. Quanto ai rapporti sentimentali, rispondo alla domanda con una semplice frase: chi ci vuole bene ci segue. So di essere difficile, complicata , inconsueta ; ma chi ci ama non ci taglia le ali , piuttosto impara a volare con noi. E’ raro trovare l’anima gemella e io non sono una che si accontenta… 
-In relazione a questa domanda forse potrei mandare la foto di un quadernino pieno di appunti confusi e trascrizioni su foglietti unti o sporchi di cioccolato… dove annoto di tutto 🙂 
Di progetti ce ne sono sempre di nuovi. Alcuni finiscono nel cestino, altri vengono lasciati li per anni, altri vengono realizzati, altri sono punti di partenza per cose che poi modifico… Mi piacerebbe far conoscere il mio mondo, condividere le mie conoscenze e creare un nuovo tipo di movimento coreutico …. Ops… per scaramanzia forse meglio non scrivere troppo… 
fluidità e libertà, scaturite solo dall’emozione, dopo aver visto o ascoltato un prodotto artistico di qualità o una immagine che ha generato emozioni , creando una fusione di tutte le arti . 
LO SO!  I miei sono progetti audaci! ….. ma come si dice, bisogna sempre puntare alla luna. Male che va si sarà fatta una passeggiata tra le stelle… 
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